Virginia che non si muove
Questa poesia fa parte di Schegge di liberazione un libro collettivo sulla Liberazione, curato da quei matti di Barabba. Non fa ridere o bestemmiare come spesso fanno i decubiti, ma in fondo parla d’amore pure lei.
Non devi guardarmi
stupido cane
gira lontano vattene al fiume
quando tornano con la mitraglia
non devi annusarmi
vattene al fiume
Quando tornano con la mitraglia
vai a cercare
se proprio ti piace
ma vai da Domenico che sta a faccia in giù
vai da Angela e vai da Rosa
stammi lontano
stupido cane
Tu sei un cane
e non sai le cose
ma se mi guardi mi fai scoprire
tu non capisci e mi sbavi sul braccio
ma se mi sbavi mi fai ammazzare
Fai caldo a mia mamma
che non si muove
leccale il piede che è senza calze
ma non mi guardare ti prego cagnetto
Il braccio di mamma mi pesa sul petto
e se tu ti accucci come un gattino
non mi posso nemmeno girare
vai da Assunta che non si gira
e leccale il sangue secco dal viso
Io ho paura e non devo guardare
ma se sento i tuoi passi
e respiro più forte
vai da Matilde che non respira
con lei potrai stare senza fare rumore
Vai da Erasmo che è tutto infangato
tira via il fango
ma non farlo svegliare
io ho la mamma che mi copre la faccia
ma lui ha solo un albero e non si può riparare
E se giri tra i piccoli che dormono zitti
fai loro un segno, muovigli i piedi
tu che sei cane anche se abbai
se anche ritornano
ti lasciano stare
E vattene al bosco che è scuro e pauroso
cerca tra gli alberi col muso bagnato
lì ho i miei fratelli che non hanno paura
e se vedi che loro non parlano ancora
torna da me senza fare rumore
Stanotte fa freddo cane cattivo
ma io ho lo scialle che mi copre le braccia
e copre anche quelle della mia mamma
che non trema e sta ferma
e mi tiene la faccia
Se tu non mi guardi
e mi lasci star buona
ci riuscirò pure io a star ferma in silenzio
come la mamma e i grandi nel campo
Assunta, Angela, Errico e Maria
e tutto il paese che dorme nel buio
Son tutti bravissimi e nessuno si muove
così quando tornano con la mitraglia
non sparano più e ci lasciano stare
non so perché ci hanno fatti scoppiare
non so quegli spari, le urla e il rumore
ma ora dobbiamo soltanto star buoni
dobbiamo soltanto resistere ancora
E tu scappa cagnetto
vattene al fiume
che qui stiamo zitti
perché siamo bravi
scappa piano e non farti vedere
Domani se torni ti porto al paese
e dico alla mamma se ti posso tenere
ma ora ti prego non farmi scoprire
se tu te ne scappi io ti vengo a trovare
Tu scappa cagnetto
vattene al fiume
qui noi stiamo fermi, in silenzio, sull’erba
qui noi resistiamo
perché siamo buoni.
Il ventuno novembre del quarantatré, a Pietransieri, in Abruzzo, i tedeschi uccisero 128 persone che non avevano voluto abbandonare il paese. Si salvò solo una bambina di 7 anni, Virginia Macerelli, protetta da uno scialle e dal corpo morto della sua mamma.
–> Ascolta “VIRGINIA CHE NON SI MUOVE” letta da FATACARABINA, su COLLETTIVO VOCI
–> Guarda il video de Il Many che legge “VIRGINIA CHE NON SI MUOVE” alla festa ANPI
–> Sono stato a trovare Virginia
2 Commenti
Mi ha commosso. Mi ha fatto pensare alle tante Virginie odierne, dei vicini Balcani. Le quali si son trovate per giunta imposto il marchio di aguzzine. Perchè la storia la scrive chi vince.
All’inizio mi ha fatto pensare ai foglietti gialli che servono da pro memoria. Uno adesivo attaccato per bene sul volto di questa persona. Un adesivo per non scordare di passare di qui. Forse era così, ma poi la poesia ti prende, il cagnolino ti rincorre, ti porta in quel luogo e sai che è vero. Sai che la poesia è il luogo più bello per descrivere la morte. Bravo