Due cacche
*Poesia nella quale alla fine il poeta, un po’ come tutto, va al mare.
No, non usciamo
ho comprato da mangiare
le stesse cose dobbiamo mangiare
poi andiamo a fare la cacca
e facciamo la cacca uguale
la cacca,
allora, parte alle fogne come i bob nelle piste da bob
scivola come i cadaveri dei topi nelle piste dei cadaveri dei topi
corre sopra ai cadaveri incompleti, cubisti, dei topi del passato
e plana sui tubi sfilacciati
e poi giù, fino al tubo sul mare
e i pesci la vedono, i pesci doganali che ha il mare
la ispezionano, diffidenti
la sabbia fa finta di niente
e i nostri due pezzetti di cacca, tenendosi per mano,
diciamo, per mano
chiudono gli occhi
le altre cacche si fermano
e le nostre passano, cazzo, passano
e il mare continua a far niente
far niente come fa il mare
le guarda con la tenerezza dei macchinisti per i bagagli indecenti
dei turisti giapponesi
e le due cacchine galleggiano e si scambiano di posto
e nuotano, nuotano, diciamo, nuotano
e nessuno dei pesci, smette di far niente
e due cacche adagiate sul niente
del sotto del mare.
Non usciamo, no
dobbiamo mangiare
le stesse cose, mangiare
per fare le cacche uguali
due passaporti spiccicati
di uno stato piccolissimo, neutrale
sperduti e matti di testa, come le targhe di san marino, le facce allibite dei gamberetti
due cacche, inattese
nel mare.
2 Commenti
senti, io non commentavo poesie da tempo perché le ultime esperienze sono state, eufemisticamente parlando, un po’ negative.
però ti seguo dalla volta che ho letto “non farti fare niente/niente di quello che poi la nostalgia.”, che colpevolmente non hai inserito nella tua raccolta, e niente, voglio solo dirti che se non lo hai già, ti auguro un successo mondiale.
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