L'epopea triste tristissima di Catello Alfamarìo
*Poesia nella quale il poeta racconta una storia di tatuaggi usciti male e di amori con la bì.
Catello Alfamarìo aveva due cose di valore
una fidanzata, Mariarosa, e un tatuaggio, Mariaroba.
Il giorno che era andato a fare il tatuaggio
aveva detto con chiarezza
scriva Mariarosa, la morosa, nella schiena, per traverso
l’operatore di tatuaggi aveva fatto un cenno
per dire che mi frega
per me ci puoi far scrivere persino paracarro, lattuga, o sciatobriàn
ma va bene Mariarosa.
Catello Alfamarìo ebbe allora il tatuaggio che voleva
ma nella sua schiena c’era scritto, a caratteri fioriti
Mariaroba,
Mariaroba, c’era scritto,
operatore maledetto.
Catello Alfamarìo perse la sua donna
offesa dallo sgarbo, pare, ma troione già di suo
scappata col lattaio e col tenente tutto insieme
per la città di affanculo, nella contea di noncepiù.
Catello Alfamarìo ci restò molto infelice
e si grattava il tatuaggio, all’altezza della bì
finché arrivò un giorno, sul lettino a Cesenatico,
una tale Mariaroba, mostruosa di bellezza
colpita dalla schiena, all’altezza della bì
gli disse: “mi scusi, bellimbusto,
ho letto mariaroba, che sarebbe poi il mio nome,
se le do la mia bellezza, posso avere la sua bì?”
Catello fu contento e le diede l’indicazione per essergli d’amore, per essergli felice
“vada sempre dritto in fondo, si fermi sulla schiena
poi chieda e resti lì“.
Catello Alfamarìo sposò la Mariaroba
e si fecero l’amore e centottanta figli
erano felici, direi super felici
e comprarono una casa, grande e bella, e del velluto rosso e blu
e vinsero al superenalotto e si acquistarono anche il Galles
e piantarono degli alberi coi nomi dei figlioli
e dei fiori rossi e gialli coi nomi dei tre gatti
e vissero felici e vissero contenti
ma mica solo questo, mica solo questo
vissero entusiasti, sorridenti, felici, fosforescenti, esagerati
Catello Alfamarìo e la bella Mariaroba
vincevano ogni sabato al superenalotto
e ogni martedì facevano quarantuno figli, biondi, ingegneri aerospaziali
e andavano al cinema e a teatro e non pagavano
e trovavano pezzi da cinquanta euro sotto gli zerbini d’oro della coop
la coop non ha gli zerbini? qualcuno doveva portarli solo per loro
e dei dentini sotto i cuscini dei figli, trovavano,
ogni ora, continuamente dentini e cinquanta euro, e ingegneri aerospaziali
e facevano l’amore
uno dentro l’altro, come matrioske
di una, due, sette, misure
facevano l’amore a cipolla per non sentirsi freddi
e ad ogni urletto un po’ più acuto si toglievano uno strato
finché cadevano sfiancati, nudi con la bì
e poi dopo una mezzora, ancora amore e amore
superenalotti, e figli e amore, e cristo crocefisso quanta felicità,
che roba, che roba, credetemi, che roba.
Catello Alfamarìo ogni sera andando letto guardava il tatuaggio
e lo lucidava con la crema
all’altezza della bì
ma una sera Mariaroba si tolse la vestaglia
e gli disse anch’io ho il tatuaggio,
sul culo che ti piace, per te solo, Alfamarìo
ma sulla chiappa tondeggiante, di fianco al perizoma
c’era scritto Elenio John Fernando
e a capo Fittipaldi Amore Odierno.
Si erano sbagliati di molto sul suo culo
e Catello ne morì.
Quando lo portarono alla bara
il becchino lo vestì e vide la sua schiena
tutta grattata, col sangue secco viola
e non c’era più scritto Mariaroba, all’altezza della bì
il becchino impaurito chiamò la gente intorno
e i parenti e il mezzo mondo, e il Galles venne tutto, ognuno col suo fiore
e tutti stupefatti lessero così
“Amore mio per sempre, amore utente prova
spazio per il nome, amore con la bì“.
Un Commento
mirabolante, davvero. passaggi onirici da luna e gnac. mariaroba sto ancora ghignando, non riesco a smettere. Fittipaldi poi a momenti mi fa venire l’infarto. Io con un mio amico ho dedicato una intera raccolta di poesie demenziali a Emerson Fittipaldi. e sciatobrian: dai, mitico. Quando c’è la classe, la classe c’è.